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Pittule salentine con lievito madre o con lievito di birra.

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A Gallipoli le chiamiamo pittule, in dialetto. Per questo io mi oppongo ferocemente alla mania di volerle chiamare pettole, italianizzando un termine della più antica tradizione salentina! 😀
Ecco, adesso che mi sono tolta questo dente, posso raccontarvi la storia delle pittule gallipoline.

Il 15 Ottobre, giorno in cui si festeggia Santa Teresa D’Avila, a Gallipoli comincia ufficialmente il periodo natalizio, con ricorrenze da festeggiare ad una cadenza pressochè bisettimanale. Tutti questi festeggiamenti sono accompagnati, irrevocabilmente, dalle pittule, regine incontrastate della tavola in questo periodo. Rese ormai famose dal viavai turistico che popola il Salento, le pittule si preparano nei ristoranti anche in estate, ma i gallipolini veri lo sanno che la pittula profuma di Natale e si mangia ascoltando la nostra antica Pastorale.

E’ sicuramente superfluo confessarlo, ma mi tocca il cuore raccontarvi questa ricetta, mi emoziona anche solo il pensiero degli anni passati e degli innumerevoli ricordi che si accompagnano alle pittule, dagli enormi e traboccanti vassoi di mia nonna Lucia quando ero bambina, alle pittule rubate di nascosto a mia madre, perchè il gusto di quelle ancora bollenti è indescrivibile!
Scriverei ancora tanto, avrete ormai capito che sono decisamente prolissa, per cui mi fermo qui e passiamo alla ricetta.
Prima delle dosi, però, vi chiedo di lasciare un LIKE di supporto alla mia pagina Facebook, per restare sempre aggiornati sulle nuove ricette!

Pittule Salentine

Ricetta con lievito madre:
90 gr di lievito madre maturo
300 gr di farina tipo 0
270 gr di acqua
1 cucchiaino di sale

Ricetta con lievito di birra:
400 gr di farina tipo 0
350 gr di acqua
10 gr di lievito di birra fresco

Per il ripieno ho usato:
100 gr di gamberetti surgelati
150 gr di calamaro
Sale q.b.

Potete sbizzarrirvi come più preferite: le pittule più semplici sono “vuote”, palline di pasta fritta, ma si possono fare anche con la seppia, con le alici sott’olio, con il baccalà – buonissime!! – o con le verdure appena scottate in acqua, come il cavolfiore o i broccoli siciliani.
A Gallipoli la pittula è solo salata, ma nell’entroterra salentino, le pittule vuote si usa spolverarle con zucchero.

Per friggere:
Olio di semi di girasole

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Procedimento:

Avrete notato che l’impasto delle pittule è molto idratato. E’ molto simile ad una pastella, pertanto non necessita di cure particolari nella sua realizzazione.
Sciogliete il lievito in una parte d’acqua, con le mani o in planetaria con la foglia. Versatevi poi il resto dell’acqua, la farina e mescolate, fino ad avere un composto liscio, senza grumi. Aggiungete il sale, mescolate quanto necessario per scioglierlo e mettete a lievitare al caldo, in forno con luce accesa.
L’impasto deve raddoppiare.
Per darvi un’idea della tempistica, io ho impastato con lievito madre alle 15.00 e cotto intorno alle 20.00.

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Quando l’impasto è pronto, tagliate a pezzetti il condimento da voi scelto, salate a piacere e versatevi la quantità di pasta che desiderate, in base a quanto pastose volete le vostre pittule ripiene. Mescolate.

In una padella, versate abbondante olio di semi e mettete il tutto sul fuoco a fiamma vivace. Quando l’olio è caldo a sufficienza e aiutandovi con due cucchiai, cominciate a fare le vostre pittule.
Questo è un piccolo video che ho girato durante la preparazione delle mie, in modo che possiate vedere quant’è semplice prepararle!

Posatele qualche istante su della carta assorbente, affinchè perdano l’eccesso d’olio e gustatele calde e croccanti! Sono buonissime!!
Se dovessero avanzare per il giorno successivo, non saranno ovviamente più croccanti come appena fatte, ma scaldatele pochi minuti in forno su una gratella, possibilmente in modalità ventilata, così che s’asciughino un po’, per tentare di recuperare un po’ di fragranza.

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